Digitale terrestre: le certezze tecniche iniziali cominciano a vacillare. Deroga al principio SFN?

Siamo in Italia, la culla del diritto …e del rovescio. Dove tutto è concepibile, dinamico e creativo. E se tutto è mobile qual piuma al vento, secondo voi potevano star ferme le regole per la pianificazione della tv digitale?

Ovviamente no, sicché semmai qualcuno ci avesse contato, è bene che rinsavisca prima che sia troppo tardi. Perché, a quel che sembra, starebbe vacillando la regola che voleva per i privati l’utilizzo della tecnica Single Frequency Network (SFN, cioè l’utilizzo e riutilizzo della stessa frequenza sulle aree adiacenti dell’intero bacino assentito) – soluzione rifiutata con ribrezzo dal resto d’Europa perché inaffidabile ed inefficace, ma sposata in Italia per conciliare le esigenze pianificatorie col trentennale casino radioelettrico – lasciando la più appetibile prospettiva del Multi Frequency Network (MFN, cioè l’impiego di più frequenze per servire il territorio) a RAI e derogando, al più, per le cd. "valli laterali", cioè territori minori di scarso interesse commerciale ed editoriale. A crepare le convinzioni pianificate si sarebbe messa di mezzo, ancora una volta, Europa 7, la tv che non c’è ma che ha generato al governo più problemi di quelle che ci sono. Per capire come mai l’editore Di Stefano potrebbe aver di nuovo trovato il modo di ingolfare lo scassato motore governativo, occorre fare un salto indietro di due mesi, allorquando, agli inizi di febbraio, era stata rinviata a data da stabilire la discussione al TAR del Lazio del ricorso con cui Centro Europa 7 aveva contestato il provvedimento del Ministero dello Sviluppo economico dipartimento Comunicazioni che, in esecuzione di una sentenza del Consiglio di Stato, l’11 dicembre 2008, aveva assegnato il canale VHF 8 per la radiodiffusione televisiva a livello nazionale. Secondo la virtuale emittente nazionale romana, la sola frequenza assegnata sarebbe infatti stata insufficiente ad assicurare la copertura dell’80% del territorio nazionale e dei capoluoghi di provincia, come statuito dall’ordinamento di specie vigente. Da qui il ricorso per chiedere l’annullamento, previa sospensione, del provvedimento del MSE-Com di assegnazione del canale VHF 8 (un canale estratto dal cilindro che anziché risolvere il problema l’ha complicato ulteriormente…). Orbene, il rinvio dell’udienza era stato deciso su richiesta delle parti perché erano in corso trattative tra Centro Europa 7 e il dicastero dello Sviluppo Economico per raggiungere un’intesa che consentisse all’emittente di coprire almeno l’80% del territorio. Ora parrebbe che quella soluzione sia stata individuata e risieda nell’assegnazione di una o più risorse UHF (da prelevare dal sempre più scarso e scasso “dividendo”?) da alternare nelle aree più critiche allo zoppo VHF 8, realizzando così, appunto, una rete in MFN. E derogando alla regola iniziale che voleva il SFN come soluzione imposta ai privati. Ma, se così fosse, si creerebbe un precedente giuridico non da poco, che potrebbe aprire la strada ad un numero elevato di ricorsi ai giudici amministrativi da parte degli altri privati (nazionali e locali) scontenti delle assegnazioni "singole". Ma del resto, se così fosse, non ci stupiremmo affatto, perché siamo in Italia. Dove le certezze non sono di casa.

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