Dimissioni di Berlusconi. La parabola del Cavaliere, dalle tv alla discesa in campo politico

Dal mattone alle tv, al calcio, fino a Palazzo Chigi. La parabola di Silvio Berlusconi attraversa 42 anni di storia italiana, dalla prima alla seconda Repubblica, con una parentesi politica lunga 17 anni che ha fatto del Cavaliere un protagonista, nel bene e nel male, tra successi elettorali, ‘contratti’ con gli italiani firmati davanti ad una telecamera, inchieste giudiziarie e duri scontri con la magistratura.

Fino al tapiro gigante di qualche giorno fa che suona beffardo, una nemesi mediatica targata Mediaset contro l’uomo che prima e meglio di altri aveva compreso il potere del mezzo televisivo, formidabile alleato nell’agone politico.  L”avvocato’ Berlusconi (la laurea in giurisprudenza è datata 1961), prima di lanciarsi nell’edilizia, è uno chansonnier sulle navi da crociera, accompagnato al piano dall’amico, che resterà tale nei decenni, Fedele Confalonieri. Ci vogliono dieci anni, dal 1969 al 1979 per arrivare a ‘Milano 2’, la città satellite alle porte del capoluogo lombardo, fiore all’occhiello del Berlusconi imprenditore prima maniera, prima dell’espansione nell’editoria, nelle assicurazioni e nei media. Al futuro Cavaliere il mattone però va presto stretto, e allora si lancia in un’altra avventura, quella della televisione commerciale, di cui diventerà protagonista assoluto negli anni. Trasforma la tv via cavo di Milano 2 in una televisione nazionale: nascono Canale 5, prima rete televisiva nazionale alternativa alla Rai, e Publitalia, la concessionaria di pubblicità. Attività che fanno capo all’holding Fininvest, fondata nel 1978. Il successo ottenuto con Canale 5 lo spinge anche ad acquistare Italia Uno (da Rusconi nel 1982) e Retequattro (da Mondadori nel 1984) che trasforma in un network nazionale. Nel 1985 il divorzio da Carla Dall’Oglio. Comincia l’era di Veronica Lario, attrice di teatro con cui convolerà a nozze e che gli darà tre figli. Un legame destinato però ad interrompersi traumaticamente molti anni dopo. L’elemento femminile caratterizzerà in maniera negativa l’ultimo tratto del Berlusconi politico, con le infinite polemiche sul ‘bunga bunga’ e le olgettine. E’ proprio a metà degli anni Ottanta anni che Berlusconi inizia la sua lunga battaglia personale con le toghe. Non tutte, ripete il Cavaliere, ma solo quelle ‘rosse’, politicizzate e troppo vicine alla sinistra, secondo il Cavaliere. Il primo round è con tre pretori che decretano l’oscuramento delle reti Fininvest. In aiuto del futuro premier viene il presidente del Consiglio di allora, Bettino Craxi, che con un provvedimento di governo riaccende le tv dell’amico Berlusconi. Dalla tv al campo di calcio: nel 1986 Berlusconi rileva il Milan che sotto la sua guida collezionerà 28 trofei nazionali ed internazionali in 25 anni, iniziando un ciclo d’oro con l’undici allenato da Arrigo Sacchi e guidato da campioni del calibro di Gullit, Baresi e Van Basten. Nel 1989 scoppia la cosiddetta "guerra di Segrate" che vede Berlusconi da una parte e Carlo De Benedetti, Caracciolo e Scalfari dall’altra. Alla fine il gruppo Mondadori viene diviso: il settore della produzione dei libri e il settimanale Panorama passano a Berlusconi, mentre l’Espresso e altri giornali locali vanno a De Benedetti-Caracciolo. Una sfida tra imprenditori che proseguirà negli anni e diventerà incandescente proprio nell’ultimo decennio. Quando il sistema politico della prima Repubblica crolla sotto i colpi dell’inchiesta Mani Pulite, di cui è protagonista quell’Antonio Di Pietro che Berlusconi ritroverà anni dopo come irriducibile avversario politico, il Cavaliere decide di scendere in campo. Innanzitutto schierandosi a favore dell’elezione di Gianfranco Fini, allora segretario del Msi nella corsa al Campidoglio, e poi, sempre nel 1993, dando vita a Forza Italia, un nuovo movimento di centrodestra che nelle intenzioni del suo fondatore deve restituire voce e peso politico ai moderati. La campagna elettorale del 1994 si chiude con il duello televisivo tra Berlusconi e Achille Occhetto. Il segretario del Pds si avventura nella tana del leone, negli studi di Canale 5. E’ il match della ‘gioiosa macchina da guerra’ del leader della sinistra, del doppiopetto blu e della cravatta tono su tono con i minuscoli pallini bianchi del Cavaliere. Dieci milioni di italiani assistono al confronto, ampiamente vinto da Berlusconi. E’ il segno di come andrà il voto. Che, infatti, decreta la vittoria di Forza Italia e l’inizio di un’era che si è conclusa solo qualche giorno fa. La prima esperienza di governo di Berlusconi ha però vita dura e breve, e si conclude nel dicembre del 1994, quando la Lega di Umberto Bossi ritira l’appoggio al governo e avvia una violenta campagna ai danni dell’ex alleato. Berlusconi si dimette e lascia il posto ad un esecutivo tecnico guidato dal ministro del Tesoro uscente Lamberto Dini. Le successive elezioni sono appannaggio dell’Ulivo che porta a Palazzo Chigi Romano Prodi. La rivincita è nel 2001, quando le urne restituiscono il governo a Berlusconi e alla Casa della libertà e decretano la sconfitta dell’Unione, la nuova coalizione di centrosinistra a sostegno della ricandidatura di Romano Prodi. Sarà il governo più lungo della storia repubblicana con 1.409 giorni. Nel 2006 l’esito delle elezioni è incerto. Alla fine la spunta il ‘professore’ Prodi, che si prende la rivincita sul Cavaliere, anche se con un margine di voti assai risicato in Senato. Il governo Prodi resta in carica per soli due anni. Alle elezioni politiche del 2008 Berlusconi si presenta come leader del Popolo delle libertà, la nuova formazione politica del centrodestra annunciata a Milano dal predellino di un’auto. E’ la ‘fusione’ tra Forza Italia e Alleanza nazionale, assieme a gruppi minori di orientamento democristiano e liberale. Il risultato delle elezioni decreta il Pdl come primo partito italiano: nel maggio del 2008 prende il via il quarto governo Berlusconi. I mesi successivi confermeranno che qualcosa nella compagine del centrodestra si è rotto. Ed è un danno grave, che porta alla rottura con Gianfranco Fini nel 2010 durante una infuocata Direzione del Pdl. L’immagine indelebile è quella di Berlusconi che affonda i colpi dal palco e di Fini che gli sta a pochi metri agitandogli l’indice contro: "che fai, mi cacci?". Dopo mesi di gelo, incomprensioni e accuse sotterranee, il braccio di ferro diventa pubblico, in diretta tv, facendo il giro dei tg italiani e stranieri. (Adnkronos

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