DTT, graduatorie per frequenze in Liguria, Toscana e Umbria. CNT-TPD: si prospetta ennesimo tentativo di ammazzare editori locali

Entro il prossimo mese di settembre dovranno essere presentate le domande ai fini dell’inserimento nelle graduatorie previste dall’art. 4 del D.L. 34/2011 (convertito dalla L. 75/2011) per l’ottenimento dei diritti di uso relativi alle frequenze radiotelevisive nelle Regioni Liguria, Toscana e Umbria, in previsione del prossimo switch-off.

E’ altrettanto noto che entro il 31/12/2012 è fissato il termine entro il quale dovrà essere effettuata la liberazione delle frequenze in banda 800, 1800, 2000 e 2600 (canali UHF dal 61 al 69) da destinare alle telecomunicazioni e per le quali sono già in corso i rilanci da parte dei partecipanti alla gara per acquisirne i relativi lotti. L’associazione CNT-TPD, ente esponenziale che tutela prevalentemente gli interessi delle emittenti del gruppo Telecapri-Retecapri, "si è già mostrato solidale con le tv locali che hanno fortemente protestato per “l’esproprio” effettuato a loro danno di canali storicamente e faticosamente ottenuti, a fronte di un insufficiente indennizzo economico (per chi ha intenzione di mollare l’attività) e per i criteri stabiliti per concorrere ad acquisire un nuovo canale (criteri individuati dall’ art. 4 del D.L. 34/2011, vale a dire: entità del patrimonio al netto delle perdite; numero dei lavoratori dipendenti con contratto di lavoro a tempo indeterminato; ampiezza della copertura della popolazione e priorità cronologica di svolgimento dell’attività nell’area, anche con riferimento all’area di copertura). Tali criteri, infatti, non solo faranno perdere a molti editori minori lo status di “operatore di rete” ma potranno spezzare le gambe anche a quelli più forti!" Per il CNT "Torna, infatti, la famigerata possibilità per i piccoli operatori e per le tv fantasma di unirsi, così come era avvenuto per l’assegnazione della numerazione sul telecomando (c.d. LCN). Le domande per la partecipazione alle procedure indette dai bandi, infatti, possono essere presentate anche da società consortili o da intese, formate da soggetti legittimamente operanti rispettivamente in zone sovrapponibili (società consortili) o in zone non sovrapponibili (intese), in una stessa regione, in modo da ottenere l’assegnazione di una frequenza condivisa. Questo consentirà, ancora una volta, a emittenti minori, da sempre non significative singolarmente in copertura e in storicità di attività, di ottenere canali anche migliori di quelli che avevano in precedenza, il tutto a danno delle tv locali più forti e qualificate". Secondo il sindacato "si prospetta, quindi, l’ennesimo tentativo di ammazzare gli editori locali forti livellando e abbassando la qualità e l’incisività di mercato (e quindi la pericolosità) dell’emittenza locale privata. Un esempio di tale mattanza è attualmente già visibile con il pasticcio dell’LCN dove, proprio grazie al gioco delle intese e dei consorzi, tv oggettivamente squalificate e prima inesistenti sono riuscite a posizionarsi nell’arco di numerazione 10-19 del telecomando contro tv di maggiori dimensioni e primatiste in auditel finite dopo il n. 70. A questo punto il CNT-TPD non solo intende lanciare l’allarme e a vigilare su questo possibile nuovo scempio, ma promette battaglia legale senza esclusione di colpi se tale prospettiva dovesse nuovamente verificarsi. Questa volta, però, non basterà un’ordinanza del Consiglio di Stato per legittimare l’ennesimo sopruso", conclude l’associazione di categoria.

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