DTT, il DM per la liberazione delle frequenze interferenti in stallo per via della prossima asta dei 700 MHz?

E’ ormai diventato un giallo il provvedimento interministeriale (Ministero dello Sviluppo Economico e Ministero dell’Economia e delle Finanze) recante le misure economiche di natura compensativa finalizzate al volontario rilascio di porzioni di spettro funzionali alla liberazione delle frequenze di cui alla tabella 2 della Del. 480/14/CONS dell’Agcom.

Il decreto avrebbe dovuto essere pubblicato ben prima del 30/04/2015, ma poi aveva subito uno slittamento e si era appurato che era stato inviato alla Corte dei Conti per il vaglio di competenza intorno al 24/04, stimandone una pubblicazione in G.U. entro i successivi 30 giorni. All’evidenza così non è stato e, francamente, la latenza non sembra trovare plausibili spiegazioni. Al punto che qualcuno starebbe insinuando una qualche forma di collegamento con l’annunciata asta per l’assegnazione del nuovo dividendo esterno costituito dalla banda 700 Mhz per un nuovo potenziamento del web senza fili. L’obiettivo governativo sarebbe di definire a gennaio 2016 il concorso che imporrebbe la liberazione di ulteriori frequenze tv, attualmente presidiate da player nazionali e locali, che evidentemente dovrebbero essere indennizzati. Ma, al netto delle retrocessioni, per lo Stato si tratta di un’opportunità interessante, che potrebbe contribuire ad alleviare gli effetti finanziari della decisione della Corte Costituzionale sulle pensioni che sta tormentando il sonno al premier Renzi. Analizzando le proiezioni d’incasso degli altri stati europei alle prese con l’incombenza fissata dall’agenda UE per lo sviluppo delle connessioni internet, si scopre che la Germania attende un incasso per l’assegnazione agli operatori telefonici della banda a 700 MHz di ben 4,5 miliardi di euro, mentre la Francia ambisce a "soli" 2,1 mld. Nel nostro Paese le simulazioni che il governo Renzi starebbe effettuando indicano ipotesi di ricavi tra 1 e 3,5 mld, ovviamente al lordo degli indennizzi ai network provider tv (che però, in una visione pessimistica per le casse governative potrebbero giungere a 1,5 mld, stante l’intervenuta – incauta – attribuzione di diritti d’uso ventennali). Ciò posto, come e perché la nuova asta sarebbe collegabile alla liberazione delle frequenze incompatibili con le assegnazioni estere non è dato di saperlo. Ma, vista l’evoluzione della vicenda sin qui intervenuta, non ci sentiamo di escludere che lo sia. (M.L. per NL)

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