DTT, numeri LCN. Superplayer mirano ad eredità analogica. Locali abbassano la testa. Ma la soluzione ideale è già sotto gli occhi

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Non ci siamo. La soluzione proposta da DGTVi ad Agcom per la disciplina dei logical channel number in ambiente digitale terrestre non convince.

A parte l’equivoco di assegnare i numeri associati ai programmi che permettono di creare liste predeterminate (per evitare all’utente una continua e complessa riorganizzazione del telecomando ad ogni sintonizzazione) agli operatori di rete e non ai fornitori di contenuti (la cui coincidenza dovrebbe essere un’eccezione e non la regola), la proposta del soggetto che vorrebbe rappresentare l’universo digitale italiano è essenzialmente modellata sulle esigenze dei player nazionali e pare solo subìta dai content provider locali e nazionali minori. Come abbiamo già letto su queste pagine, numerose reazioni negative sono già pervenute dagli operatori locali e nazionali indipendenti sull’accordo sottoscritto dai soci di DGTVi (che – è bene ribadirlo – non produce nessun effetto giuridico tra soggetti diversi dai firmatari e non ha alcuna rilevanza pubblicistica), mentre manifestazioni di disappunto continuano da giorni a giungere ([email protected]) anche da iscritti ai sindacati che hanno apposto la firma. E’ del resto improbabile che Agcom si limiti a prendere per unica soluzione possibile quella prospettata da DGTVi. L’organo di garanzia – già martellato da pesantissime critiche per la gestione delle vicende della telefonia e della televisione in generale – aprirebbe un nuovo fronte di contestazione, esponendosi a nuove censure dell’UE a riguardo dei nuovi entranti nel DTT (che sarebbero penalizzati), mentre i provvedimenti emanati sarebbero facilmente aggredibili avanti al giudice amministrativo. E’ pertanto scontato che verrà indetta una consultazione solo all’esito della quale potrà essere assunta una decisione ponderata. Soluzioni alternative a quella, rigida, di DGTVi, che, in pratica, è una ratifica della numerazione LCN attuale, ne sono in effetti già circolate diverse. Ma, ad avviso di chi scrive, la migliore è sempre quella mutuata dall’esperienza di Sky (che, del resto, l’ha testata positivamente per molti anni). Il principale provider della pay tv satellitare sa che gli LCN rappresentano una straordinaria possibilità di classificazione dei contenuti. Discutendo di numerazioni in sé (qui sta l’errore di fondo della soluzione prospettata da DGTVi, che ha strutturato un sistema di fatto numerocratico), nessun telespettatore si sognerebbe di dire che Sky LCN 120 è meno frequentato di 102, oppure LCN 301 è numericamente sepolto rispetto a 130, o i segmenti 200-299 o 400-499 sono negletti. L’utilizzo delle tre cifre rende già in partenza democratica la collocazione dei programmi; consente la catalogazione dei contenuti (argomenti simili in segmenti numerici predeterminati) in maniera dinamica; protegge l’identificazione e favorisce la memorizzazione da parte dell’utente (es. nel sLCN20lista20su20tv 1 - DTT, numeri LCN. Superplayer mirano ad eredità analogica. Locali abbassano la testa. Ma la soluzione ideale è già sotto gli occhiegmento 100+ i programmi generalisti; nel 200+ lo sport; nel 300+ i programmi pay; nel 400+ i documentari; ecc.). Se si tematizzasse anche la gestione dei numeri LCN sul DTT si potrebbero creare aree di collocazione dinamica: una stazione che oggi programma sport saprebbe di poter abbinare il prodotto con un LCN, per esempio, compreso tra 200 e 300 (poco importa se è 201 o 230, perché lì l’utente appassionato visiterà tutte le posizioni, al più fidelizzandosi su alcune). Eppoi, nel momento in cui il content provider decidesse di tramutare il proprio contenuto editoriale, dedicandosi, per esempio, alle news locali (o specialistiche), potrebbe allora migrare, per dire, al segmento dedicato a tale tema (supponiamo 500+) senza generare la confusa bolgia di una soluzione esclusivamente basata sulla tipologia di diffusione (locale e nazionale), che non permette le migrazioni e penalizza l’ingresso di nuovi soggetti (ai quali Agcom deve garantire invece pari tutela rispetto agli esistenti, onde evitare di far finire il nostro paese ancora una volta sotto la tagliola dell’UE). Con tale sistema – si ribadisce, già sperimentato con successo (a differenza di quello di DGTVi) – verrebbero azzerate le beghe da condominio; i fornitori di contenuti locali e nazionali sarebbero sullo stesso piano, avendo solo l’obbligo preventivo di qualificarsi per genere per poter ricevere l’assegnazione LCN da parte di Agcom; il funesto campanilismo sarebbe neutralizzato, così come sarebbero cancellati i lasciti analogici. E il sistema sarebbe dinamico, lineare e intuitivo.

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