Editoria e informazione: Il Giornale si prepara a un Feltri III

Sarà il gusto di emulare il suo guru politico Berlusconi, sarà che si è trattato di una grossa messa in scena, sarà che il padrone oggi ha bisogno di una forte mano dal giornale di famiglia dopo il terremoto elettorale.

Fatto sta che le voci che vorrebbero un ritorno di Vittorio Feltri, sessantotto anni, fondatore ed ex direttore de L’Indipendente, direttore de Il Giornale, Il Borghese, Libero – altra sua creatura -, poi di nuovo de Il Giornale, prima di tornare a Libero nelle vesti di direttore editoriale (affiancato a Belpietro, direttore politico), al quotidiano di Via Negri, 2, si fanno sempre più insistenti. Lui, per tutta risposta, replica: “Sono felice a Libero, poi sai la vita ti offre tante possibilità…”, come riporta ItaliaOggi. Le tante possibilità la vita le offre soprattutto a Vittorio Feltri, bergamasco, giornalista d’assalto nonché creatore di un modello di giornalismo dai più definito violento, d’attacco, fatto di scandali e retroscena scabrosi, di lotte politiche improntate sulla messa alla berlina dell’avversario. Secondo alcuni, una sorta di emulo del direttore del mitico film degli anni Settanta “Sbatti il mostro in prima pagina”, come dimostrano i casi degli ultimi anni di Dino Boffo e il suo presunto stalking, o Gianfranco Fini e la sua supposta casa a Montecarlo. Fatto sta, però, che Feltri è uno dei cavalli preferiti di Berlusconi (lo diceva anche lui in un’intervista di pochi anni fa: “Non sono io ad essere berlusconiano, è Berlusconi ad essere feltriano…”) e, nei momenti di tempesta politica – come quello dell’estate di due anni fa -, è lui a chiedergli aiuto. Sei mesi fa Feltri aveva lasciato Il Giornale, apparentemente in seguito a divergenze con il suo delfino Alessandro Sallusti, e immediatamente aveva portato con sé in dote a Libero qualche decina di migliaia di lettori. Sallusti aveva proseguito nella sua linea di braccio propagandistico del Pdl – linea che cominciava a far storcere il naso al collega -, mentre Feltri e Belpietro, sul quotidiano edito dalla famiglia Angelucci, pur appoggiando sempre incondizionatamente il Premier, avevano assunto una linea più polemica e critica nei confronti dell’operato del governo. Salvo poi appoggiare Berlusconi nei momenti topici, come elezioni, referendum, eccetera. E siccome abbiamo nominato Angelucci, ecco un altro retroscena. Lo riporta Francesca Schianci sulla Stampa di Torino di due giorni fa. “Tra sì al referendum sul nucleare e l’attesa per la riunione del Pdl, l’Agi di primo mattino lancia un’indiscrezione: il deputato Antonio Angelucci, l’imprenditore della sanità, l’editore del quotidiano di centrodestra Libero, lascia il gruppo del Pdl. Per approdare, scrive, al gruppo misto o all’Udc di Pier Ferdinando Casini. Proprio alla vigilia di un’altra verifica del governo, dopo la cocente sconfitta delle amministrative, il partito del premier rischia quindi di perdere un deputato. Ma cosa sarà stato mai ad allontanare l’imprenditore delle cliniche da Berlusconi? Forse qualche divergenza su temi politici?”. No, si risponde da sola la giornalista: è proprio Vittorio Feltri il pomo della discordia. “A scavare una crepa tra il presidente del Consiglio e il suo deputato è stato Vittorio Feltri. Già, perché il giornalista sembra sia lì lì per abbandonare la direzione editoriale di Libero, assunta solo sei mesi fa al fianco del direttore Belpietro, per tornare nuovamente armi e bagagli al Giornale della famiglia Berlusconi. Angelucci non ha preso un granché bene la notizia. Anzi, pare sia proprio furibondo, anche con il premier, colpevole, a suo avviso, di soffiargli Feltri: sarebbe infatti la seconda volta che l’ex direttore dell’Indipendente abbandona Libero per tornare al quotidiano di via Negri. “È la seconda volta”, ha ricordato proprio l’editore-deputato ieri in una brusca telefonata al premier. Che ha inutilmente tentato di difendersi, “ma io non ne so niente”. Prossima destinazione di Angelucci, potrebbe essere quindi il gruppo Udc. A meno che il Cavaliere non riesca a convincerlo che davvero dei traslochi di Feltri non ne sa nulla”. Questa seconda ipotesi pare decisamente meno verosimile. Ma converrà a Berlusconi lasciarsi scappare un deputato – dopo averne riconquistati tanti (certamente grazie al suo charme) per riportarsi a casa Feltri, uno capace di muovere decine di migliaia di elettori? Vedremo. (G.M. per NL)

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