Pay tv. Mediaset affila le unghie: più investimenti su cinema e serie tv

L’obiettivo principale è la conquista di nuovi clienti: il Biscione si prepara ad ampliare il ventaglio delle proposte, in attesa dell’esclusiva dei diritti di Champions League a partire dal 2015.

Cerchiamo di allargare la nostra base di abbonati, con investimenti in crescita ma senza aumentare proporzionalmente il prezzo dell’abbonamento. A differenza di altri, cioè, la nostra strategia non è quella di strizzare all’inverosimile i vecchi clienti facendo loro pagare un sacco di soldi. Noi vogliamo nuovi clienti”, hanno fatto sapere i vertici di Cologno Monzese. Se la base di abbonati resta più o meno stabile, attestandosi attorno ai 2 mln, è sceso in picchiata nell’ultimo anno il numero di tessere prepagate in circolazione: dai 2 mln del 2013, ora se ne contano meno di 200 mila (“ma è stata una nostra esplicita scelta – dicono da Mediaset – cercando di uscire da quel modello e spingendo verso l’abbonamento”). Dal Biscione spiegano poi che “le carte prepagate attive nel loro complesso continuano a essere circa 2 milioni. Ma questa settimana le carte con diritti di visione attivi sono 200 mila. Il numero varia di settimana in settimana in base alla stagionalità”. Da fulcro dell’offerta pay di Mediaset, la prepagata si è trasformata dunque in uno strumento tattico, volto principalmente alla promozione del servizio. Premium in base a stime, si preparerebbe a chiudere l’anno con un giro di affari attorno ai 645 mln di euro: certo è che dal 2015-2016 dovrà mettere in conto 600 mln all’anno di diritti tv, quasi il doppio di quel che ha versato lo scorso anno. Ma quanti abbonamenti dovrà fare Premium per coprire l’investimento, se non vuole aumentare il prezzo dei contratti in maniera abnorme? Come riporta un articolo di ItaliaOggi di venerdì 19 settembre, è probabile che si raggiunga un compromesso tra pay tv in materia di diritti calcistici (un po’ come è accaduto per i diritti dei match di Serie A, ndr): dal prossimo anno le piattaforme Sky e Mediaset dunque, per il bene di entrambe, potrebbero dividersi i costi dell’intera torta, spartendosi le partite di Champions ed Europa League. Per quel che concerne le serie tv in programma nel nuovo palinsesto Premium – indispensabili per la raccolta di nuovi clienti -, il piatto forte sarà rappresentato da Gotham, il prequel di Batman, in onda dal 12 ottobre con due puntate in chiaro su Italia 1, per poi proseguire dal 20 ottobre su Premium Action. Dal 23 settembre invece Mya proporrà agli abbonati la prima e la seconda stagione della serie cult prodotta dal gigante Netflix, Orange is the new black. “Abbiamo al via sette nuove serie, 13 nuove stagioni e 800 nuovi episodi. Il tutto suddiviso tra i quattro canali Mya, Joy, Crime e Action e nel temporary channel Prestige che accenderemo tra il 15 novembre e il 6 gennaio. Inoltre Mediaset – ha sentenziato Marco Leonardi, responsabile diritti e acquisti di Mediaset – è il più importante produttore di fiction in Italia: serie che però vanno sulle reti generaliste e non sulla pay. Sky invece produce pochissime serie all’anno. È Mediaset quindi il soggetto che finanzia veramente il mondo delle produzioni nel nostro paese”. Certo è che le pay tv dovranno presto scendere in campo e preparare palizzate difensive davanti alle nuove abitudini degli italiani in fatto di consumi televisivi. Come abbiamo più volte evidenziato nei mesi scorsi, e come è emerso dall’ultima edizione dello studio “Tv e Media” del ConsumerLab di Ericsson, sta aumentando in misura esponenziale il numero di utenti che desiderano vedere i contenuti preferiti quando e dove vogliono, sui dispositivi più consoni alle loro esigenze. “Nel 2020 ci saranno 50 mld di dispositivi connessi e 15 mld di abilitati a ricevere contenuti video, con 8 miliardi di persone che avranno a disposizione un accesso internet mobile” ha sottolineato Aurelio Severino direttore tv e media dell’azienda, aggiungendo che “Tutto ciò avrà un impatto sul settore televisivo e dei media”. La ricerca ha evidenziato che in Italia nel 2014 il numero di consumatori che accede ai contenuti video più volte la settimana attraverso modalità streaming on-demand è pari all’80% del campione, in crescita del 7% rispetto allo scorso anno, superando così quelli che vi accedono attraverso la tv tradizionale (pari al 79%, in calo dell’11%). Inoltre il video, come dichiarato da Giovanni Zappelli, responsabile del ConsumerLab, si sta progressivamente spostando dalla tv ai device mobili: la quantità di tempo passata a guardare contenuti su smartphone è cresciuta del 22% rispetto a due anni fa. Considerando infine quali potrebbero essere le caratteristiche chiave per la tv del futuro, dal rapporto è emerso che “la qualità sarà la base del successo: la visione in alta definizione è fondamentale e il 40% ritiene importante per la futura esperienza televisiva anche l’Uhd, l’altra alta definizione. Oltre a ciò contano la possibilità di costruire un palinsesto personalizzato e di avere gli ultimi film in uscita direttamente sulla tv”. (V.R. per NL)
 

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