Radio. Allo studio nuove syndication, franchising e superstation per far fronte al superpotere Mediaset

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Il 2016 sarà l’anno della riscossa della Radio italiana? In effetti, i prodromi del momento lascerebbero pensare proprio a questo.

L’ingresso in forze nel settore da parte di Mediaset con l’acquisizione dell’ampia maggioranza di Monradio (80% del capitale acquisito in house da Mondadori), editrice di R 101 e GBR e di quote di minoranza (con opzioni per la maggioranza, Antitrust permettendo) di Finelco, controllore di Radio Studio 105 srl, Virgin Radio Italy spa e RMC Italia srl – che integrati ai volumi delle radio in concessione pubblicitaria a Mediamond (Radio Italia, Kiss Kiss, Subasio e Norba) portano alla gestione di 20 mln di ascolti su 31 che usufruiscono del medium – ha scatenato, come da noi previsto, una corsa al consolidamento delle posizioni da parte di antagonisti nazionali, concessionarie di pubblicità e player di secondo livello. Così, mentre prende forma il progetto di affiancamento di nuovi prodotti editoriali alla rete principale da parte di RTL 102,5 di Lorenzo Suraci, la radiords radio24 1 - Radio. Allo studio nuove syndication, franchising e superstation per far fronte al superpotere Mediaset più ascoltata d’Italia per consentire alla concessionaria captive Open Space di aumentare il volume d’affari, risultano allo studio ipotesi di alleanze commerciali ed editoriali tra gruppi radiofonici e player indipendenti. Così, se RAI interviene pesantemente sull’organizzazione commerciale (varando un gruppo di lavoro tarato esclusivamente sulla radio) e sui contenuti (volti al rilancio di Radiouno e Radiodue), L’Espresso, che aveva guardato con interesse a Finelco, riflette sulle possibilità di sviluppo delle proprie emittenti (Dee Jay, Capital ed m2o) o magari sull’integrazione del portafoglio commerciale (anche alla luce del positivo riscontro dei primi 8 mesi del 2015 sul mezzo). Ma chi deve prendere rapidamente decisioni importanti sono i player monoemittente RDS e Radio 24, inevitabilmente fragili sul mercato dei grandi numeri, dove il peso specifico rilevante non è sufficiente a reggere la competizione nel lungo termine. Stessa necessità per le concessionarie pubblicitarie indipendenti, che devono far fronte al superpotere di Mediamond-99 Pubblicità e al lancio delle nuove emittenti di Suraci che, ancorché non necessariamente nazionali, si prefiggono di sottrarre loro tra i 2 e i 4 mln di ascolti. Così, i grandi poli di vendita (facenti riferimento a gruppi radiofonici nazionali oppure del tutto indipendenti) corrono ai ripari, facendosi promotori del lancio o del rilancio di prodotti di alta appetibilità da veicolare attraverso nuove o rinnovate syndication e/o franchising. E se il problema si pone in forma accentuata per le radio nazionali, esso trova ulteriore accentuazione sulle superstation sotto il milione di ascoltatori, che sono letteralmente terrorizzate dal dumping sul mercato delle grandi emittenti, ma anche dall’ingresso di nuovi insidiosi prodotti domiciliati su radio regionali o pluriprovinciali che fino ad ora non hanno costituito una reale minaccia alla raccolta. E ciò tanto più che, ad avviso degli analisti, il mercato della pubblicità areale è destinato a crescere ancora più di quello nazionale (che pure ha margini di sviluppo notevoli, stante il sottodimensionamento rispetto alla media europea). Insomma, il 2016 sarà con ogni probabilità un anno di svolta per l’antico medium che, dopo aver tenuto bene alla crisi economica, si prepara alla riscossa. (M.L. per NL)

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