Radio locali, Lazio: a rischio anche le trasmissioni di Radio Popolare Roma

Continua la crisi (iniziata nell’estate scorsa) a Radio Popolare Roma Fm 103.300 MHz, l’emittente che fa parte della syndication milanese Popolare Network. I dipendenti non percepiscono lo stipendio dall’ agosto e la quasi totalità degli stessi sono in cassa integrazione da metà ottobre.

Ad inizio dicembre si è dimessa la direttrice Marta Bonafani. La situazione attuale della radio che "vede, sente, dice" è stata raccontata sul web tramite un comunicato postato dalla sua redazione che riportiamo per intero: "Radio Popolare Roma in questi giorni è ancora in onda, nonostante gli stipendi siano fermi ad agosto, sei contratti non siano stati rinnovati a settembre e una cassa integrazione al 75% da metà ottobre. Radio Popolare Roma è ancora in onda perché noi lavoratori proseguiamo ancora il nostro impegno in una situazione in cui è difficile anche solo entrare in redazione. Lo facciamo continuando a credere nell’importanza del progetto Radio Popolare. In quest’ultima settimana tanti si sono espressi sulla situazione della radio, sulle cause della crisi, sul futuro dell’emittente. Noi pensiamo di poter contribuire alla discussione su come sono andate davvero le cose. Anche perché sono apparsi diversi comunicati e un appello lanciato da Facebook, "Non spegnete quella Radio – Appello per Radiopopolareroma", che pur facendo riferimento alla nostra situazione, non sono stati condivisi in alcun modo con la redazione, che chiaramente avrebbe potuto dare il suo contributo, e rischiano di generare confusione nei nostri ascoltatori e nei sostenitori della radio. Avremmo preferito avere la possibilità di discutere in una riunione di redazione le dimissioni della direttrice, chiarendo con la diretta interessata le motivazioni di quel gesto. Questa possibilità non si è mai realizzata non per nostra responsabilità,tanto è vero che abbiamo appreso dell’iniziativa del prossimo 13 dicembre presso la sede dell’associazione "Da Sud" da altri mezzi di informazione. Ma noi, che in questa vicenda siamo parte in causa, sentiamo il dovere di esprimerci riguardo a quanto letto negli articoli di stampa di questi giorni e ai comunicati d’agenzia, contrastanti tra di loro e che rischiano di offrire una visioneparziale dell’accaduto. Rivendichiamo il lavoro svolto per anni e che, anche al di là degli orari di lavoro e delle mansioni strettamente contrattuali, continuiamo a svolgere con impegno e passione ancora oggi. Lo facciamo anche per quei nostri colleghi che non hanno visto il loro contratto rinnovato e che hanno comunque deciso di sottoscrivere questo documento. Complice la crisi che raccontiamo quotidianamente nelle nostre trasmissioni, la radio è in grandissima sofferenza economica nonostante gli sforzi della proprietà nel corso degli anni. Questo è evidente e sarebbe ingiusto non riconoscerlo. Agli sforzi economici, però, non è seguita una strategia aziendale funzionale a far conoscere e promuovere la nostra radio. La gestione della vita dell’emittente in tutti questi anni è stata completamente delegata alla dirigenza, senza alcuna politica attiva da parte della proprietà che, ai primi segnali di crisi, non è stata in grado di interpretare le difficoltà e di assumere decisioni in grado di invertire la tendenza, limitandosi a coprire i costi vivi per un medio periodo senza una strategia sul lungo, fino ad utilizzare lo strumento del taglio del costo del lavoro come unica leva per i disastrati conti della radio. Con la concreta possibilità di ulteriori dolorosi provvedimenti nelle prossime settimane. Ad oggi non sappiamo se questo gruppo di lavoro vedrà il 2013. Nel momento in cui la crisi è stata ancora più evidente, quando sarebbe stata necessaria una comunione di intenti tra proprietà e dirigenza, si è palesata una spaccatura mai più ricomposta, che presto si è configurata anche come una frattura all’interno del CdA tra socio di maggioranza e socio di minoranza, causando un’impasse che ha ulteriormente aggravato la situazione. Società e dirigenza della radio, in questi difficili mesi, non sono stati in grado di fare un passo indietro rispetto alle loro posizioni, arrivando a un muro contro muro che oggi si configura in uno scontro combattuto a colpi di articoli e comunicati che ha schiacciato la redazione. Anche la dirigenza della radio non è riuscita cambiare l’inerzia della situazione, trincerandosi dietro convinzioni assolute e un’impostazione di radio che non ha portato ai risultati sperati. Nonostante alcune sollecitazioni della redazione, evidentemente non incisive, e l’evidenza di alcuni dati oggettivi che palesavano l’insufficiente penetrazione della radio a Roma, la dirigenza non è stata in grado di rinnovare l’offerta con nuovi generi, formati e trasmissioni di informazione e intrattenimento. La redazione ha sempre creduto e ancora crede nel modello di Radio Popolare di Milano, che andava però declinato tenendo presente le evidenti differenze tra le due città e tra le due esperienze. Non si è rivelato sufficiente il tentativo di riprodurre l’esperienza di un’emittente trentennale con un fortissimo radicamento nel territorio, come Radio Popolare, perchè non si è avuta la capacità di leggere adeguatamente il contesto e il momento in cui si operava. Radio Popolare Roma avrebbe dovuto parlare a tutti, ma è riuscita a farsi ascoltare solo da pochi. La sua voce ha acquisito credibilità tra gli interlocutori politici e sociali della città, ma questa credibilità non si è tradotta in una reale partecipazione degli ascoltatori alla vita dell’emittente. Ora il rischio concreto è che questa storia si concluda. Definitivamente. Noi che abbiamo davanti agli occhi la sequenza degli errori commessi, abbiamo ancora idee eproposte per una radio che riesca finalmente a coniugare la centralità dell’informazione con l’intrattenimento. E’ per questo che, preoccupati per il futuro della radio e di noi lavoratori, auspichiamo che il socio di maggioranza e quello di minoranza possano trovare una soluzione per rilanciare la nostra emittente e garantirle la possibilità di continuare ad esserci, puntando sul lavoro di chi fino ad oggi ha reso la voce di Radio Popolare Roma credibile ed autorevole e non suimprecisate collaborazioni volontaristiche. Anche se questo non è un documento sindacale, riterremo inaccettabile l’utilizzo di forme diverse da quelle degli ammortizzatori sociali e la mancata tutela dei lavoratori che non hanno accesso a queste forme di sostegno. Continuiamo ad essere convinti che Roma abbia bisogno del nostro lavoro, specie in un anno cruciale per il destino della città e del paese. Continuiamo ad essere convinti di poter giocare un ruolo decisivo nell’offerta che Popolare Network sarà in grado di offrire ai suoi ascoltatori nei prossimi mesi. Nello Avellani, Alessandro Castiello. Lorenzo Cesarini, Claudia Daconto, Eleonora Falci, Omar Zuccarello". (R.R. per NL)
 

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