Radio, Lombardia: ultimo atto dello scontro (giudiziario) tra Radio Maria e Radio Mater

Dopo vent’anni di battaglie legali e di infruttuosi tentativi di conciliazione, la Corte d’appello del tribunale di Milano ha stabilito che Radio Mater, entro il 12 settembre, dovrà lasciare Villa Vaccari, dimora settecentesca di Arcellasco (Como) e metterla a disposizione di Radio Maria.

La Madonna visitata da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, posta nella cappellina della villa (vero e proprio luogo di culto dei fedeli ascoltatori di Radio Mater), suo malgrado protagonista della "guerra santa dell’etere" (così è stata definitiva da un giornalista), dovrà trovare un’altra sede (si parla di Albavilla, in provincia di Como). I protagonisti della non edificante vicenda sono padre Livio Fanzaga, attuale direttore di Radio Maria e don Mario Galbiati, a capo di Radio Mater e a sua volta fondatore, negli anni Ottanta, proprio di Radio Maria. Un breve accenno ai fatti è d’uopo. Nel 1993 don Mario lascia (suo malgrado) Radio Maria, perché in contrasto con la linea dell’emittente assunta dal nuovo direttivo e, su sollecitazione dei suoi stretti collaboratori e di molti ascoltatori, fonda Radio Mater, stabilendone il cuore nella cappellina prospicente a Villa Vaccari ad Arcellasco, da lui acquistata quando era a capo di Radio Maria per farne una grande sede atta ad ospitare i numerosi ascoltatori costantemente in visita. La situazione entra in stallo: Radio Maria non s’insedierà mai nella Villa, preferendo trasferire in città (ad Erba) gli studi (forse per evitare incidenti diplomatici) e pure Radio Mater non porterà l’emissione negli stretti locali della Cappellina di Maria, preferendo mantenerli in Via Marconi ad Arcellasco d’Erba e limitando l’utilizzo del luogo di culto alla celebrazione delle messe. Ora l’epilogo giudiziario, con la conferma dell’ordine del giudice di primo grado di liberare i locali a favore di Radio Maria. Don Mario la prende con filosofia cristiana e replica: "Non abbiamo soldi per ricorrere in Cassazione e ci atteniamo alla sentenza. Ma una cosa è certa: continueremo a esistere anche dopo il 12 settembre". Don Livio, per parte propria, non esulta: "Non rilascio dichiarazioni, non mi interessa parlarne". (R.R. per NL)

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