Telecom: Prodi domani alla Camera in diretta tv

C’e’ molta attesa negli ambienti politici, economici e giornalistici per l’intervento che il presidente del Consiglio, Romano Prodi, svolgera’ domani pomeriggio alla Camera sulla vicenda Telecom


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E per l’evento ci sara’ la diretta televisiva, su RaiTre dalle 15 alle 18. Il gruppo di Fi aveva infatti chiesto oggi al presidente della Camera, Fausto Bertinotti, la diretta tv ”in relazione alla rilevanza dell’argomento ed all’attesa dell’opinione pubblica di un chiarimento sulla vicenda Telecom”. L’appuntamento con Prodi e’ fissato appunto per le ore 15 nell’aula di Montecitorio.
L’ordine del giorno dell’assemblea prevede per quest’ora l’informativa urgente del governo sulle politiche nel settore delle telecomunicazioni, con particolare riferimento alla vicenda Telecom. Il presidente del Consiglio dovrebbe parlare per circa 35/40 minuti. Al termine si aprira’ il dibattito con interventi di un rappresentante per gruppo che avra’ a disposizione 12 minuti per replicare a Prodi. Un tempo aggiuntivo e’ previsto per il gruppo misto.

ROSSI: ”INDIETRO NON SI TORNA, NO A NAZIONALIZZAZIONI”.
Se c’e’ qualcuno che pensa a rinazionalizzare i telefoni, Guido Rossi lancia un chiaro e inequivocabile messaggio: ”Indietro non si puo’ tornare”.
Davanti ai parlamentari delle commissioni trasporti e lavori pubblici di Camera e Senato, Rossi ricorda di aver gia’ ricoperto la carica di presidente Telecom ”per guidarne la privatizzazione; in questo secondo mandato non intendo certo assistere passivamente a una nuova sia pure larvata nazionalizzazione dell’impresa”.
Parole chiare quelle di Rossi che ripete piu’ volte nell’audizione che Telecom e’ un’azienda sana sia a livello industriale che finanziario, tecnologicamente all’avanguardia. Snocciola numeri per ripetere che e’ ”sbagliato” attribuire la riorganizzazione a ”presunte difficolta’ finanziarie”. A fine anno il debito scendera’ a 38 miliardi dai 41,3 miliardi di fine giugno e la liquidita’ presente oggi nelle casse della societa’ e’ da sola sufficiente a rispettare tutte le scadenze di debito fino a fine 2007. Nel 2005 al netto delle imposte Telecom ha generato un flusso di cassa di ben 10 miliardi di euro. ”Non c’e’ banca ne’ analista finanziario che abbia messo minimamente in dubbio la sostenibilita’ del debito”.
Ai parlamentari Rossi spiega in modo minuzioso le motivazioni che hanno portato alla riorganizzazione varata dal cda l’11 settembre che ha come ”unico obiettivo quello di garantire la massima flessibilita’ e rapidita’ di reazione dell’azienda a un ambiente esterno che si modifica di continuo”.
La creazione di una societa’ per l’ultimo miglio della rete fissa risponde a ragioni di trasparenza, ”nulla di piu’. Non ci sono state vendite, parziali o totali. Non ci sono stati ingressi di nuovi soci, pubblici e privati. Ci sono state sicuramente reazioni e molti processi alle intenzioni, ma, lasciatemelo dire, del tutto sproporzionati rispetto a quanto e’ stato deciso dal cda”.
Rossi non sorvola sulle polemiche aspre che hanno fatto seguito al famoso cda dell’11 settembre e ricorda, da esperto giurista, gli ambiti di sovranita’ della politica e delle imprese. Per il neo presidente Telecom e’ assolutamente ”normale e utile che governo e parlamento si interessino delle sorti di un settore strategico dell’economia del paese” come le tlc. ”E’ altrettanto comprensibile che le aziende ricerchino un dialogo e con confronto con l’esecutivo, soprattutto quando le loro strategie hanno implicazioni internazionali. Occorre pero’ non dimenticare che, se le istituzioni sono, nel rispetto dei vincoli europei, sovrane nel loro ambito di decisione analogamente le imprese hanno diritto a veder pienamente salvaguardata la loro autonomia di gestione”. Rossi poi da’ atto a Tronchetti Provera di aver compiuto un gesto di responsabilita’ verso Telecom con le sue dimissioni preferendo fare un passo indietro ”piuttosto che esporre l’azienda, i suoi dipendenti e i suoi azionisti a una continua tempesta mediatica”.
L’incarico che ha ricevuto dal cda e’ ”certamente impegnativo” ma Telecom e’ un gruppo sano, all’avanguardia tecnologica ”e ormai saldamente radicata nella cultura del mercato e dell’inmpresa privata”. ”Il mio impegno – ha detto ai commissari – sara’ di operare nel solco della strategia delineata da chi mi ha preceduto”.
Molte le domande fatte a Rossi dai parlamentari. Il presidente Telecom ha confermato che Tim non e’ in vendita cosi’ come altri asset mentre ha risposto che ”non sono di mia competenza”, secondo quanto riferito da alcuni parlamentari, questioni che riguardano gli assetti nelle societa’ a monte di Telecom.
Gran parte della relazione e’ stata dedicata a spiegare le strategie del riassetto. Rossi ha sottolineato che la separazione societaria di Telecom e Tim ”non implica una rinuncia ai benefici sin qui acquisiti dall’integrazione tra fisso e mobile” e questo percorso ”non implica neppure un abbandono della strategia basata sulla convergenza tra fisso e mobile”. ”Eventuali future cessioni parziali o totali di asset saranno prese in considerazione solo alla luce della necessita’ di reperire le risorse per perseguite gli obiettivi di sviluppo delle nuove reti e della convergenza”.

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