Tv locali. Al nord riparte (timidamente) la pubblicità. Ma al centro-sud il comparto è al collasso. Contributi pubblici pillola avvelenata

Mentre al nord comincia a registrarsi qualche segnale di ripresa nel mercato pubblicitario radiotelevisivo (la radio ha ricominciato da diversi mesi a crescere e dopo i riscontri positivi della nazionale dell’ultimo quadrimestre, anche la locale mostra qualche timido cenno di risveglio), al centro-sud le tv locali continuano a soffrire.

In realtà, a patire maggiormente sono le emittenti che negli anni di vacche grasse hanno consolidato bilanci che vedevano una voce rilevante degli introiti costituita dai sovvenzionamenti pubblici. Viceversa, chi ha sempre e solo contato sulle proprie capacità commerciali, ha risentito meno della chiusura delle borse dei contributi governativi. Così come ad essere conciate male sono le grandi emittenti, mentre le medio-piccole, evidentemente dotate di maggior capacità di soravvivere tra stenti e privazioni, hanno sin qui mostrato una certa capacità di reggere il colpo. A nulla, del resto, erano valsi i continui richiami degli esperti del medium che già quindici anni fa evidenziavano l’elevata criticità che stava assumendo la condizione finanziaria delle emittenti televisive locali, sempre più dipendente dai soldi dello Stato e sempre meno proiettata allo sviluppo commerciale connaturato allo svolgimento di un’attività imprenditoriale. Ma tant’è. Ora, una delle regioni dove il comparto tv locale è maggiormente colpito dalla crisi è  il Lazio, territorio nel quale gran parte delle stazioni esistenti hanno confidato molto (troppo) nelle contribuzioni pubbliche. Lì, secondo i sindacati, la situazione è vicina al collasso: sette licenziamenti con preavviso lavorato a T9, ritardi fino a tre mesi nel pagamento degli stipendi a Teleroma 56, stato di solidarietà al 40% fino a luglio a RomaUno, organici ridotti da 17 a 5 unità a ExtraTv e del 50% a Lazio Tv, che ha anche chiuso le redazioni di Roma, Frosinone e Formia. Questi, denunciano gli enti esponenziali, sono alcuni dei numeri allarmanti della crisi della piccola editoria radiotelevisiva nel Lazio. Di questi e degli argomenti connessi e collegati hanno discusso ieri in un incontro, fra gli altri, i rappresentanti di Stampa Romana, Federazione Nazionale della Stampa Italiana e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Lazio, pronti a mobilitarsi in un’azione comune. «I tagli ai fondi all’editoria hanno colpito le piccole aziende con il bilancio 2013 e 2014, nel 2015 forse non ci sarà più nulla da colpire. Facciamo un appello al governo per ripristinare le risorse tagliate e fare un salto qualitativo per l’emittenza», ha detto Santo Della Volpe, presidente della Federazione Nazionale Stampa Italiana. Allineato alla posizione di Della Volpe è stato Massimo Rocca, presidente di Stampa romana: «Deve finire questa folle tendenza a considerare ogni soldo pubblico un soldo buttato». Per il settore «c’è anche il progetto di legge regionale 210 che però non ha copertura finanziaria – ha sottolineato Andrea Cuccello, segretario generale Cisl del Lazio -. Dobbiamo sensibilizzare la giunta, puntando anche su supporti a livello fiscale per le aziende. Se non facciamo questa battaglia il settore rischia di implodere, ed è una crisi a livello nazionale, come dimostra la discussione sulla Rai, e Sky, che sembra voglia lasciare nel Lazio solo Sky Tg24». «Compagno Marino e compagno Zingaretti fateci sapere come la pensate – ha aggiunto Pierpaolo Bombardieri, segretario generale Uil del Lazio -. Per anni abbiamo assistito a finanziamenti alle sagre della castagna, della porchetta e degli scacchi, possibile non si riesca a tutelare l’informazione? Dobbiamo capire se chi governa il territorio è disposto a spostare finanziamenti per fare una scelta di libertà». Per Claudio Di Berardino, segretario generale della Cgil del Lazio, una strada da seguire è anche quella dei fondi europei: «Dentro i 45 progetti o idee inviati dalla Regione Lazio a Bruxelles ci sono gli spazi per inserire il capitolo informazione. E per tutelare i lavoratori si può mettere in campo una vertenza con un paio di iniziative per i prossimi giorni. Tra oggi e domani partirà una nostra lettera con Stampa Romana per discutere con la Regione sul percorso della legge. Se questo non dovesse accadere penso dovremmo ragionare su una iniziativa da organizzare tutti insieme sotto la Regione». Finora «il silenzio sulla nostra situazione è stato assordante – ha  evidenziato Alessandro Tittozzi di T9 -. Forse presidente della Regione e sindaco si accorgeranno della nostra crisi quando non troveranno più microfoni ad aspettarli». (M.L. per NL)

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