Tv online. Chili Tv, nessuna paura di Netflix: il nostro modello di business è diverso

Mancano solo due giorni allo sbarco ufficiale di Netflix. E mentre recentemente si ravvisa un notevole interesse per il mercato dello streaming online a pagamento e per il suo potenziale, da ogni dove serpeggiano ipotesi in bilico tra effettività e chimere: l’arrivo in Italia della famosissima piattaforma Usa, se preoccupa alcuni, alletta altri.

I pessimisti temono la concorrenza del boss statunitense da 3mld di euro di fatturato annuali, gli ottimisti, invece, sono convinti che sarà proprio Netflix a far decollare il settore dello streaming tv, in cui finora è successo poco o niente: le offerte a pagamento in Italia, nel 2014, avrebbero realizzato ricavi complessivi per 30 mln di euro (di cui la gran parte in tasca ad Itunes), cifra esigua se rapportata ai miliardi di euro dei grandi broadcaster televisivi. Infinity e Chili sono attorno ai 450 mila clienti ciascuno, Timvision supera i 300 mila, Sky online non ha rilasciato dati ufficiali; a questi operatori vanno sommati pure Wuaki.tv, Google, Play, iTunes video, senza dimenticare che, a breve, potrebbero arrivare in Italia anche le offerte di Hulu, Go 90 di Verizon, Amazon Prime Video. Questo è lo scenario variopinto con cui dovrà confrontarsi Netflix. In Europa il gruppo ha finora avuto successo in quelle nazioni, come nel Nord Europa, che hanno abbracciato la novità palesando almeno cinque condizioni favorevoli: la diffusione della lingua inglese, la qualità e capillarità della banda larga, la famigliarità del consumatore con l’acquisto o noleggio sul web, la presenza di un mercato già sviluppato sul fronte dei cosiddetti over the top e, infine, la disponibilità dei titoli proprietari al lancio (da House of Card. a Orange is the new black ). Netflix - Tv online. Chili Tv, nessuna paura di Netflix: il nostro modello di business è diversoL’Italia, invece, difetterebbe di alcuni dei presupposti necessari, come la conoscenza della lingua inglese, che si mastica troppo poco, la banda larga non ancora accettabile, e l’impossibilità di contare su telefilm cult come House of Cards e Orange, i cui diritti sono invece stati ceduti rispettivamente a Sky e Mediaset (che però ha deciso di condividerli con Netflix in Italia). Stefano Parisi, fondatore e presidente di Chili Tv, prima piattaforma italiana di video on demand (per cui, a differenza di Netflix, non è richiesto alcun abbonamento, mentre si pagano unicamente noleggio ed acquisto dei film presentati in elenco), è convinto che il mercato dello streaming online a pagamento sia pronto per il grande salto anche in Europa: “Aumentano costantemente le smart tv collegate alla rete (mentre prima le famiglie avevano una smart tv in salotto, ma non la collegavano al web, ndr), e quasi tutte quelle acquistate negli ultimi mesi in Italia vengono usate al pieno delle potenzialità. Poi i grandi operatori di tlc, come Tim o Vodafone, stanno spingendo su nuovi set top box, ovvero un altro modo per collegare la tv alla rete. Insomma, si creano i presupposti allo sviluppo. Perché quando poi compri un film in streaming e lo vedi in ultra hd sul tuo televisore, apprezzi la qualità e la facilità d’uso”. Chili chiuderà il 2015 con circa 8 mln di euro di ricavi, ma con un bilancio ancora in rosso, dopo i 3,9 mln di ricavi e i 4,2 mln di perdite del 2014. Per fine anno potrà contare 490 mila utenti registrati, che pagano solo per quello che vedono (3,99-5,99 euro per film in prima visione, 0,99-2,99 euro per gli oltre 6 mila titoli di library), e “nel giro di due-tre anni ci porremo l’obiettivo di quotarci in Borsa”, sostiene Parisi. La società italiana è partita a gennaio pure in Austria e Polonia, e ha aperto la piattaforma (pur non commercializzandola ancora) in Germania e Gran Bretagna, con un catalogo di circa 2 mila titoli per paese e un numero di occupati in continuo incremento (sono oltre 40 tra sviluppatori, ingegneri e traduttori). Come Netflix, Chili è l’unica ad avere il suo core business nello streaming a pagamento, anche se, a detta di Parisi, “il nostro modello di business è diverso: proponiamo film recenti, usciti dalle sale da meno di tre mesi, e li vendiamo singolarmente da 4 a 6 euro l’uno. Netflix, invece, chiede un abbonamento come del resto Sky e Mediaset che oltre a Premium ha anche Infinity”. Per questo il presidente Parisi sostiene che Netflix apporterà l’energia necessaria al rinnovamento. Non concorrenza, ma sinergia di intenti, quindi. “Adesso in Italia ci sono meno di 2 mln di persone che usufruiscono di streaming a pagamento. Il mercato vale 30 mln di euro, contro i 100 mln della Danimarca, che ha sei milioni di abitanti rispetto ai 60 mln dell’Italia. Di spazio per crescere, quindi, ce n’è tantissimo. In Europa Netflix ha scelto di entrare in modo molto paziente. E anche in Italia non esploderà dal primo giorno, così come non è stata brillante in Germania o Francia. Ma l’onda c’è, sta arrivando. E in genere il mercato lo cambiano quelli che hanno il loro core business proprio in quel mercato”. Per Parisi, insomma, lo spauracchio di Netflix è tutt’altro che impressionante: il vero problema, in Italia, non sarebbe l’arrivo del concorrente americano, ma “la pirateria che toglie circa 500 mln di possibili ricavi. Da Internet scaricare film e serie televisive è molto facile. In pratica, chi prima acquistava dvd, oggi scarica film gratis. Basta pensare che il mercato dei dvd è sceso da 800 a 300mln di euro”. Per arginare il problema, sempre secondo il presidente di Chili Tv, sarebbe auspicabile proporre “tariffe convenienti ma anche le misure repressive varate dall’Authority delle tlc aiuteranno molto. E anche Netflix si industrierà per evitare il problema”. (S.F. per NL)

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