
I risultati del terzo trimestre di Netflix, il colosso statunitense dello streaming a pagamento, smentiscono nettamente detrattori e analisti, superando le previsioni sui risultati degli ultimi tre mesi.
Nel mondo, la compagnia di Reed Hastings ha registrato 3,2 milioni di nuovi abbonati (nello stesso periodo del 2015 erano stati 2,74), a fronte di previsioni che parlavano di 2 milioni; buoni risultati sono stati registrati anche nel mercato principale, gli Stati Uniti, che è sostanzialmente abbastanza saturo: oltreoceano, sono stati in 370mila a creare un account al servizio SVOD, a fronte dei 300mila pronosticati dagli analisti del settore. Come diretta conseguenza, il titolo di Wall Street è schizzato in alto, guadagnando un +20% e segnando il più grande rialzo nella sua storia. Nei giorni scorsi, a causa proprio delle previsioni non troppo rosee e di una momentanea delusione delle aspettative, in molti si sono affannati nell’azzannare alla gola per primi i californiani, venendo però prontamente smentiti con i nuovi risultati; ciò che traspare, più che altro, è una difficoltà palese degli esperti di settore nel prevedere l’andamento di un business model come quello di Netflix: poca pubblicità sui canali classici e una diffusione che ruota, sostanzialmente, intorno alla conoscenza diffusa del marchio e delle sue offerte, soprattutto via passaparola. Eppure, per quanto atipico, il sistema sembra funzionare, tanto da rendere il colosso dello streaming una compagnia che opera in tutto il mondo, con 86,7 milioni di iscritti di cui 83,3 paganti (escludendo gli iscritti al primo mese di prova); nel solo terzo trimestre, i ricavi sono stati pari a 2,29 miliardi di dollari (1,74 nello stesso periodo del 2015) mentre l’utile si è attestato a quota 51,5 milioni di dollari (un anno fa erano 29,4). (E.V. per NL)
18/10/2016 10:36