
Non è un segreto che Facebook sia di gran lunga il social network più diffuso al mondo, con un’utenza che si aggira intorno ai 2 miliardi e nessun concorrente effettivamente in grado di scalfirne le dimensioni; è proprio per questo motivo che le altre piattaforme hanno finora puntato sul fornire servizi alternativi e Facebook ha puntualmente fatto di tutto per inglobarle, mostrando un atteggiamento che sembra nascondere l’intenzione di restare l’unico sulla piazza.
Un esempio potrebbe essere quello di Instagram, il social basato sulle immagini e acquistato da Zuckerberg per 1 mld di dollari nel 2012; oggi Instagram è praticamente una sorta di appendice di Facebook, con il quale dialoga al fine, soprattutto, di condividere l’immenso parco utenti. Se per Instagram la pratica è stata relativamente facile (a parte la noia di sborsare 1 mld di dollari, beninteso) più problematica si sta rivelando la questione Snapchat: i creatori del social del fantasmino, che ha debuttato in borsa con una valutazione di 22,2 mld di dollari, hanno già rifiutato qualche anno fa l’importante cifra di 3 mld di dollari (il triplo di quanto offerto per Instagram) per vendere l’attività a Facebook, che non ha reagito proprio bene. Se, infatti, i proprietari non vogliono vendere, la strategia del social in blu è diventata, negli scorsi mesi, abbastanza evidente (oltre che discutibile): fare le stesse cose fatte dal concorrente, sfruttando una mole di utenti nettamente più grande per cannibalizzarlo. Lo scorso agosto, infatti, Instagram ha fatto debuttare IG Stories, cioè la possibilità di raccontare piccole storie attraverso foto e video: praticamente la stessa cosa che è il core di Snapchat. Il grafico in figura, mostra in maniera abbastanza evidente come da luglio-agosto 2016 gli utenti del fantasmino siano crollati, mentre IG stories è, ad oggi, arrivata a circa 150 mln di utenti al giorno.
Recentemente, Zuckerberg ha deciso di mettere a segno un altro colpo, facendo debuttare le stories della durata di 24 ore anche su Facebook attraverso un aggiornamento dell’applicazione per smartphone ed è prevedibile come questa mossa possa portare Snapchat sulla strada di un’agonizzante morte, visto che Facebook dispone di una massa critica nettamente più voluminosa, che consente di attirare gli utenti della rivale semplicemente fornendo lo stesso servizio. Oltre a Snapchat, i social più diffusi che rimangono sono Twitter e lo sfortunato Google +; il primo è già in crisi, vista l’evidente difficoltà nel monetizzare l’utenza e sarà, probabilmente, il prossimo bersaglio di Facebook quando anche Snapchat sarà tracollato. Su questo fronte, non sarebbe una sorpresa se anche Google si dovesse muovere per acquisire Twitter al momento opportuno, in modo da avere anche lei una possibilità reale di attaccare Facebook sul suo campo da gioco, come Facebook stessa sta facendo con i video. Per quello che riguarda Google +, invece, lo si può etichettare come uno dei rarissimi fallimenti di Mountain View, che però ha due vantaggi strategici: la possibilità di attirare imprese fornendo un miglioramento nell’indicizzazione dei propri contenuti in cambio e il fatto di fare capo a quella che, ancora oggi, è la web company più grande al mondo. (E.V. per NL)

27/02/2017 10:11