WiMax: la richiesta del Ministero della Difesa

E’ di 400 mln la richiesta per spostare i radar e liberare le frequenze


L’Italia è in ritardo. Anzi, è rimasta proprio ultima: a parte noi, la Bosnia, il Montenegro, l’Albania e la Macedonia non c’è rimasto più nessuno.
Il WiMax, acronimo di Worldwide Interoperability for Microwave Access italiano, si è arenato e bisognerà aspettare almeno il 30 dicembre perché si possa sbloccare. Le sperimentazioni in corso in varie regioni italiane sono state prorogate fino a quella data dal Ministero delle Comunicazioni ed è il secondo rinvio. Dopo le sperimentazioni ci vorrà comunque tempo per assegnare le licenze agli operatori che le richiederanno e che saranno disposte a pagarle:i tempi necessari per vedere le prime offerte, sono ancora un’incognita. E se l’Italia è in ritardo, il motivo è presto detto: le frequenze usate in tutta Europa per il WiMax, 3,4-3,6 GHz erano già assegnate al Ministero della Difesa e, fino a quando le 3,4-3,6 GHz non saranno libere, le aste non partiranno, per evitare discriminazioni.
La richiesta del Ministero della Difesa, guidato da Arturo Parisi, è di 400 milioni di euro per restituire al Ministero delle Comunicazioni la porzione materiale di etere sui cui dovrà
passare il WiMax. La scorsa estate, nel corso della relazione sull’attività svolta nel 2005, Calabrò, presidente dell’Authority, aveva denunciato: “E’ inaccettabile il ritardo nella diffusione della tecnologia radio di accesso denominato Wi-Max, dipendente dal continuo differimento nella messa a disposizione della relativa banda di frequenza da parte dell’attuale detentore. Auspichiamo che il Governo, assecondando l’impegno del ministro Gentiloni, sblocchi finalmente la situazione, consentendo l’assegnazione delle frequenze, anche se è necessario un ripensamento generale e profondo della politica di ripartizione dello spettro fra gli utilizzatori, prevedendo una liberalizzazione dell’ uso delle frequenze radio; il che tra l’altro comporterebbe un apprezzabile introito per lo Stato”. Che l’Italia debba aspettare può sembrare un danno, ma nel lungo periodo questa attesa potrebbe rivelarsi opportuna: il WiMax è uno standard ancora nonconsolidato, manca una certificazione internazionale degli apparati, non hanno ancora fissato in modo univoco il range di frequenze su cui lavorare e, infine, non è ancora chiaro su quale standard convenga insistere: il WiMax fisso, 802.16-2004, che è quello sperimentato e in altri Paesi venduto, o il mobile 802.16e, che sta terminando la fase sperimentale e che sarà standard ufficiale entro pochi mesi. Intanto, il WiMax versione “2004” e il WiMax versione “d” crescono: il mercato mondiale dei sistemi di rete WiMax nel 2009 fatturerà 2 miliardi di dollari all’industria manifatturiera. E a fatturarli saranno gli operatori WiMax che a quello stesso anno avranno incassato 13,8 miliardi di dollari come ricavi da accesso, a loro volta pagati da 15 milioni di utenti. (TL per NL)

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