Storia della Radiotelevisione italiana. 1973, Napoli: Telediffusione Italiana al Festival di Sanremo insieme alla RAI

All’inizio del 1973 una disputa tra l’allora sindaco di Sanremo, Piero Parise e i vertici Rai, che si rifiutavano di riprendere tutte e tre le serate del Festival della Canzone Italiana, faceva da corollario ai preparativi per la più importante manifestazione canora del nostro paese.

La diatriba si accese a tal punto che il primo cittadino arrivò a minacciare la sopensione della manifestazione. Una misura forse poco credibile, visto che la concessionaria pubblica rimase ferma nelle sue decisioni, facendo riprendere solo l’ultima serata (quella di sabato 10 marzo) e trasmettendo soltanto per radio le prime due giornate (il contrasto sarebbe perdurato anche nelle edizioni a seguire). L’aspetto rilevante della vicenda, almeno per quel che ci riguarda, consiste però nel fatto che il duro confronto tra la RAI e l’organizzazione del Festival avrebbe aperto le porte alle nascenti emittenti private via cavo. La scelta da parte dell’amministrazione del Festival di un vettore tv alternativo alla RAI cadde quasi scontatamente sulla prima tv libera italiana (riconosciuta come tale in forma ufficiale), la nota Tele Biella di Peppo Sacchi. La quale, tuttavia, declinò l’invito degli organizzatori per mancanza di mezzi tecnici dedicabili allo scopo. In seconda battuta fu allora contattato Pierangelo Gregorio, patron della controversa Telediffusione Italiana di Napoli (la cui genesi, esternata dal fondatore in tempi relativamente recenti, rimane ancora oggi non del tutto convincente per molti studiosi del settore), che dichiarò che la sua emittente, attraverso una regia mobile, sarebbe stata in grado di riprendere e trasmettere in differita a colori le prime due serate del festival (e di eventualmente diffonderlo attraverso altre nove emittenti via cavo in altrettante regioni italiane, in una forma antesignana di syndication). La disponibilità piena di TDI fu però vanificata dal niet della RAI: nessun altra emittente avrebbe potuto effettuare riprese del Festival, pena la cancellazione della (essenziale) diretta radiofonica delle prime due serate della diretta televisiva della finale. Secondo quanto riportato da alcune fonti sul web, la tv privata napoletana s’inventò allora un espediente: avrebbe registrato contributi informativi e canori con i cantanti per le strade di Sanremo. La leggenda vuole che, con l’arrivo del furgone per la regia mobile, si creò un via vai di tecnici ed intervistatori che registravano immagini per poi trasmetterle a colori e in differita da Napoli, in coincidenza con la seconda serata del festival. Probabilmente un eccesso di enfasi, dato che la presenza della tv locale nel consueto marasma della città dei fiori in occasione della manifestazione, difficilmente assunse la rilevanza proclamata a posteriori da Gregorio. Sta di fatto, che la sera di venerdì 9 marzo 1973 gli utenti partenopei collegati via cavo, in numerosi locali pubblici soprattutto della Galleria Umberto I, dove erano stati installati dieci televisori e in una cinquantina di abitazioni allacciate col cavo, poterono vedere quello che era stato negato al resto della penisola. L’amministratore della tv, l’avvocato Elio Rocco Fusco, annunciò: "Ci siamo proposti di offrire al pubblico, come alternativa ai programmi della radiotelevisione ufficiale e monopolistica la possibilità di seguire delle manifestazioni di spettacolo. Non abbiamo nessun obiettivo politico. Collaudato in America e in Gran Bretagna il sistema cavo era fatale che si arrivasse a questo e non si può capire come la Radiotelevisione Italiana non se ne sia resa conto". Per la RAI l’iniziativa di Gregorio fu certamente vista come uno smacco tecnico più che editoriale, posto che, per la prima volta, il Festival veniva registrato a colori e inciso su videocassetta. Nell’occasione, scriveva il noto giornalista Luca Goldoni a riguardo della novella tecnologica: “Il televisore è stato definito il caminetto dell’era spaziale. Con la videocassetta il caminetto va a farsi benedire”. Numerosi quotidiani diedero invece spazio all’inusuale trasmissione extramonopolio. Paese Sera il 10 marzo 1973 titolava: "Nasce a Napoli con Sanremo la televisione fatta in casa". Per parte propriaMomento Sera scriveva: "Festival di Sanremo: Napoli l’ha visto!". La Notte, invece, riportava sulle sue pagine: "Televisione privata a Napoli ha trasmesso a colori per cavo fasi del Festival di Sanremo". Il Giornale d’Italia gli faceva eco: "La tv via cavo è arrivata a Napoli, ieri sera la prima trasmissione del Festival a colori". Pierangelo Gregorio, a distanza di anni, commentò l’evento: "Nel 1973 la Rai decise di trasmettere solo l’ultima serata del Festival di Sanremo. Tutti si rivolsero a Tele Biella, che, senza attrezzatura, non poteva trasmettere. Andammo noi, d’accordo con il sindaco ligure, col furgone per la regia mobile a trasmettere il Festival. Partimmo con delle telecamere piccole, ma già a colori, che ingrandimmo con degli scatoloni incollati, per stupire tutti. Sistemammo cavi e televisori in tutte le vie di Sanremo. Ma a Sanremo la Rai non ci permise di trasmettere il Festival. Mi venne un’idea: registriamo le canzoni e le mandiamo quando trasmette la radio. Tutti furono d’accordo. Noi registrammo le puntate e trasmettemmo da Napoli. Un successo mai visto. Dopo pochi giorni furono oscurate le tv via cavo". (R.R. per NL)
 
Nota
 
Per un incendio alle teche Rai avvenuto nella metà degli anni ’80, gran parte del materiale d’archivio degli anni ’70 è andato distrutto. Compreso quello che c’era del Festival. Di quella edizione del 1973, oggi esiste sul web un unico frammento televisivo di nemmeno un minuto e mezzo. L’immagine si deve a Pino Callà, a quel tempo l’unico, dopo la Rai, a possedere l’Eidophor, un apparecchio noleggiato dalla Philips che permetteva le inquadrature a colori sia del cantante che del pubblico. La Philips, esaminata la qualità delle registrazioni, chiese ed ottenne di ricavarne la prima cassetta dimostrativa perché stava lanciando il primo videoregistratore a cassette a colori. Ricorda Callà: "Nel 1973 avevo scoperto che con la cinepresa si poteva passare dalle 8 espressioni della Nikkon ai 64 fotogrammi al secondo, grazie al variatore di velocità che è fatto per fare il rallenty. Questo tipo di cinepresa l’aveva soltanto la Rai per realizzare i telegiornali e le partite di calcio, io la noleggiai ed iniziai a fare i primi videoclip. La Rai non mandava però in onda molti video musicali, pensai allora di far circolare queste immagini in vcr 35 mm (le antenate delle attuali videocassette). Mi incontrai con un dirigente della Philips, in quel periodo questa azienda realizzava dei filmati scientifici per incrementare la vendita di apparecchi vcr (apparecchi che consentivano di vedere immagini a casa propria in pellicola), realizzai una serie di video musicali. Riuscii a far accordare la Rifi, l’Ariston, la Cgd e la Rca e realizzai per loro un catalogo di vcr con otto filmati di noti cantanti. Vittorio Salvetti mi propose di lavorare per lui, di fare il regista del Festivalbar e di creare gli effetti speciale per questa manifestazione. L’edizione del Festival di Sanremo fu un’edizione sottotono, tanto che la Rai decise di non riprendere la manifestazione, io proposi allora alle case discografiche la ripresa dei cantanti che si esibivano per distribuire le vcr ai negozi di dischi. La Philips le distribuì a 1000 negozi di dischi italiani, non si vedeva Sanremo ma comunque si vedevano i cantanti in gara che cantavano la loro canzone. Ricordo che vennero vendute ben 3500 vcr".

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