Web e informazione. Google e Facebook gestiscono il grosso del traffico news online

La maggior parte degli utenti delle testate online arriva passando attraverso Google o Facebook; il primo però raggruppa anche visite derivanti da ricerche specifiche e il secondo porta in alcuni casi a pratiche poco corrette e non dà garanzia di lettura ad ogni condivisione.

Rimane il dato riguardante la necessità di presidiare al meglio questi canali per potenziare le proprie visite. Nei giorni scorsi il quotidiano ItaliaOggi ha pubblicato un’interessante esclusiva derivante da una rielaborazione dei dati di comScore e riferiti alle rilevazioni dell’audience web. Nello specifico, i numeri analizzano la provenienza del traffico generato dagli utenti delle testate giornalistiche online. Il primo dato che emerge è qualcosa che già da tempo poteva essere noto ma che i numeri confermano senza possibilità di replica: la maggior parte dei visitatori raggiunge i portali informativi attraverso Google e Facebook e non si connette direttamente al sito di interesse. Nel merito, con le sole tre eccezioni rappresentate da Il Fatto Quotidiano, Libero e Il Giornale, tutte le altre testate prese in esame nei dati riportati devono una fetta significativa dei loro accessi a Google. Il motore di ricerca di Mountain View è infatti, secondo il trend generale, la prima scelta degli italiani per accedere alle notizie, seguito da Facebook e, solo al terzo posto, l’accesso diretto al sito della testata. Bisogna però fare una considerazione sui numeri di Google: essendo infatti il motore di ricerca generalmente preferito dagli utenti, è lecito pensare che chi naviga online tenda maggiormente a effettuare una ricerca per raggiungere il sito della testata di interesse, piuttosto che digitarne direttamente l’indirizzo e finendo per mascherare da mediazione di Google quello che si potrebbe considerare in effetti un accesso diretto. facebook%20occhio - Web e informazione. Google e Facebook gestiscono il grosso del traffico news onlinePer quello che invece riguarda il social network di Mark Zuckerberg, come sopra riportato, sono solo tre le testate che ne fanno la propria principale fonte di traffico, fattore che secondo ItaliaOggi potrebbe essere attribuibile al fatto che si tratta di “giornali di opinione o che comunque creano dibattito” e che quindi fanno giustamente maggior utilizzo della leva social. Se incrociamo a questa informazione i dati riferiti allo scorso anno della società di ricerche Human Higway e che analizzano quali sono gli articoli più condivisi nel 2014, si può notare un risultato interessante riguardo ai comportamenti dell’utenza. A titolo di esempio, Repubblica risulta essere la testata leader in materia di condivisione dei propri articoli su Facebook, ma soltanto quarta in termini di accessi al proprio sito provenienti dal social network stesso. Addirittura Libero, secondo in termini di accesso derivanti dal social, è soltanto quarto in termini di condivisioni (questo se non si considerano i siti non presi in esame dall’analisi sugli accessi). La conclusione che è possibile trarre, anche analizzando a fondo i numeri delle altre testate, è che a condivisione non corrisponde lettura della notizia pubblicata. Questo tenendo però presente che, in alcuni casi, questo dato si può attribuire alla natura delle condivisioni: tornando all’esempio di Repubblica, il quotidiano diretto da Calabresi ha una forte attività nell’ambito video che il social network consente di visualizzare senza lasciare il suo sito. Rimane comunque il macrodato riferito al fatto che i social da soli non sono un canale che può esistere in maniera autonoma per la diffusione informativa vista l’attenzione a volte marginale prestata a ciò che viene condiviso. E’ inoltre doveroso segnalare una tendenza pericolosa che alcune testate sembrano assumere sempre più spesso nell’ambito online, ovvero quella al così detto clickbait, cioè la pratica di manipolare leggermente i titoli in modo da attirare visite con la prospettiva di contenuti che, in realtà, non corrispondono a quelli reali. E’ il caso ad esempio di Libero, che nel tempo è riuscito a sfoggiare veri e propri esempi per il tema. Fra tutti, citiamo un articolo dello scorso dicembre che titolava “La clamorosa evasione dal carcere di Stasi. La "prodezza": come è riuscito a fuggire”. Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe, non era Alberto Stasi ad evadere dal carcere ma tale Predan Zonic e il titolo si riferiva semplicemente ad un’evasione avvenuta all’interno del carcere nel quale anche Stasi è detenuto. Un piccolo gioco di parole insomma, che però rappresenta una pratica che già nel mondo online è ritenuta poco corretta, figurarsi se fatta da una nota testata nazionale. In ogni caso rimane evidente il fatto che oggi, le testate giornalistiche, necessitino di gestire al meglio la loro presenza su portali terzi (in particolare la posizione sui motori di ricerca e l’utilizzo dei social) per riuscire ad avere una presenza importante nel mondo del web. (E.V. per NL)

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